Trama delle commedie


FIZU MEU S’EST FATU A ISPOSU

Commedia in 3 Atti di Mario Deiana

 

Narra le vicende di una famiglia di un paese dell’interno della Sardegna negli anni precedenti il boom economico, quando la modernizzazione non aveva ancora modificato modi di pensare, comportamenti, usi, costumi e tradizioni tramandate da secoli.

 

 

B I D D A J O S

( P A E S A N I )

                                             Commedia in due Atti in Lingua sarda

 

   Biddajos é il termine con il quale gli abitanti della città hanno sempre apostrofato quelli che venivano dai paesi, de is biddas. Il senso era dispregiativo e canzonatorio, sia per il loro diverso modo di parlare e di vestire, sia perché is biddajus erano riconoscibili a distanza: bisaccia sulle spalle, completo di velluto e berretto, aria frastornata per i rumori e i colori della grande città. Quasi marziani in mezzo al traffico o alla giungla di stradine dove facilmente si perdevano.

   Questo è lo scenario in cui si svolge la vicenda della commedia. Essa infatti racconta il viaggio a Cagliari di due coppie di biddajos per passare la visita per ottenere la pensione.

 Dopo aver passato la visita, in attesa che arrivi l’ora di riprendere il treno, i protagonisti fanno sosta nell’isola pedonale che si trova tra i portici di Via Roma ed il Porto, dove si svolge la scena. Siedono su una panchina all’ombra di un albero, tirano fuori dalla bisaccia s’arrecatu e si mettono a mangiare. E qui entrano in contatto con is casteddajus e scoprono con stupore un’umanità varia e modi di vivere tanto diversi dai propri. Lo spaccato di una realtà non molto lontana.



                                   TOTU IN CORRIAS DE FOGU

                                                       (Va tutto in malora)

                                         Commedia in due atti in lingua sarda

 

                        La commedia Totu in corrias de fogu (che nella nostra parlata significa va tutto in malora) è la storia di una famiglia dei nostri paesi dell’interno della Sardegna, alla quale nell’arco di una mattinata capita tutta una serie di avversità, di inconvenienti e di guai, che sconvolgono la vita dei suoi componenti. Sembra proprio che la sfortuna o che sia il malocchio li abbia colpiti in modo irrimediabile.

                        Ma proprio quando tutto sembra andare in corrias de fogu e quindi in malora, d’improvviso la serie negativa si interrompe, cambia l’andamento delle cose e nel breve spazio della serata tutte le cose si rimettono a posto come d’incanto.

                        La commedia, in due Atti, è in limba de mesanìa, che è poi la lingua del Barigadu, zona posta sul lato Est del Lago Omodeo nella Media Valle del Tirso.


                            

 


AFFRINZOS E . . . BROCCAS SEGADAS

                                         Commedia in due Atti in Lingua sarda

It’est un’affrinzu? Un’affrinzu est una cosa fatta male, chena imprastu, chena cabu, una cosa pagu sigura, de pagu esitu.

E sas broccas segadas funti sas cusseguentzias chi arribant cando unu faet un’affrinzu.

Est po cussu chi cando unu faet un’affrinzu si narat ca jai c’at a urruer in sas broccas segadas, in su sensu chi s’at a arregoller su chi ddi benit.

La commedia vuole mettere in evidenza l’eterno contrasto tra generazioni, tra vecchi e giovani.

Il nocciolo della commedia è proprio questo: il senso di disagio, di frustrazione, di fallimento che provano i genitori di fronte a comportamenti dei figli, nuovi e stravolgenti, che sono per loro difficili da capire e da accettare.

Attraverso situazioni da farsa e toni provocatori, si arriva però alla conclusione che quella è la ruota della vita e che bisogna pertanto accettarla e adeguarsi.


“Imboligos e trassas”

Commedia in due atti in lingua sarda

di Mario Deiana

Un vecchio possidente ricco ma avaro sposa una ragazza giovane ma povera. Fanno di tutto per vare figli, ma non ne arrivano.

La ragazza confida il suo problema alla zia, che le consiglia di ricorrere alle medicine antiche di una maiarza. Anche il prete consiglia alla giovane di fare una bella promessa a Sant’Antonio perché gli faccia la grazia di avere un figlio. Ma né gli intrugli della maiarza né la promessa fatta a Sant’Antoio producono il tanto sospirato evento.

Allora la zia e la fattucchiera decidono di ricorrere al rimedio più sicuro e più naturale: far incontrare la ragazza con un bel giovane forte e voglioso.

Il rimedio è infallibile e subito si vedono gli effetti. La ragazza resta incinta e tutti sono contenti: lei perché finalmente ha il figlio tanto desiderato; le due donne intriganti perché avranno una ricompensa per la collaborazione; il prete perché incasserà il premio per la grazia ricevuta; e infine anche il vecchio possidente, ignaro delle manovre delle due donne e quindi convinto che il figlio sia suo, perché ha finalmente ha qualcuno a cui lasciare l’eredità.


SU POBERU ALLAVANTZAU

Commedia in due atti

di Mario Deiana

 

“Su poberu allavantzau”, che nella nostra parlata significa “il povero arricchito”, è la storia di un pastore che, partito da condizioni economiche modeste, col suo lavoro e la sua intraprendenza è riuscito ad elevare la sua condizione sociale e a diventare ricco possidente, mantenendo però del suo mondo di provenienza dei modi di fare e di esprimersi rozzi e grossolani.

E allora c’è il tentativo, da parte delle persone che gli stanno attorno, di srozzarlo, di fargli imparare le buone maniere, di farlo diventare “unu sennore”. Tentativo, si vedrà, non proprio riuscito.

Vagamente ispirata al “Borghese gentiluomo” di Molière, la commedia ripropone l’eterno dilemma se sia più importante l’essere o l’apparire.

L’ambientazione è negli anni ’60-’70, quando anche nei paesi dell’interno della Sardegna cominciavano ad arrivare i primi segni di una modernizzazione imminente.


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